ACCADEMIA PER IL SOCIALE
LA FORZA DELLE DONNE
Da un'idea dell'Avv. Giusy Costa e del Presidente Antonella Saracino dell'Accademia Cube Art,
nasce il progetto "La forza delle donne" Unite contro ogni forma di violenza.
Siamo nel 2015 donne in orbita, candidate alla Casa Bianca e poi si vedono centinaia di campagne antiviolenza e ti chiedi : "Il progresso dov'è?"
E il femminicidio continua ... Allora rompiamo i muri del silenzio e andiamo verso nuovi orizzonti di consapevolezza e di libertà,
partendo dall'Unione di donne che creano scudo a questa insana violenza.
Il silenzio uccide inizia a parlare, Noi ti Ascoltiamo.
Se stai subendo violenza o se assisti ad episodi di violenza domestica puoi rivolgerti al numero nazionale 1522 oppure rivolgerti ai legali e ai consulenti dell'Accademia Cube Art
al numero 3348826404.
Al progetto ha aderito anche "Non ti amo da Morire", la campagna di sensibilizzazione contro il femminicidio, ideata da Pasqualino De Mattia, Presidente dell'Associazione Me Too e Barbara La Rosa, Responsabile Nazionale del Terzo settore del Psi.
Lo sportello ha lo scopo di aiutare tutte le donne che subiscono soprusi e violenza ad abbattere il muro del silenzio.
L'Accademia Cube Art in sinergia con altre Associazioni aderisce al progetto "Casa rifugio ad indirizzo sicuro".
Accademia CubeArt nel nome delle Donne,
dei giovani e del Mediterraneo
L’Accademia CubeArt ha fin dalle sue origini alcuni scopi principali cui non ha mai voluto derogare finora: la valorizzazione dei giovani, delle donne, dei veri talenti. Tutto questo nel nome dell’Arte e dell’espressione artistica in generale, anche se altrettanto spesso ha dedicato spazio ed attenzione alla comunicazione ed al linguaggio dei media con tutto l’insieme delle questioni che caratterizzano quest’ambito specifico, pianificando ed attuando la presentazione di libri, di saggistica e non solo di prodotti editoriali che veicolassero intenti poetici o più vicini allo spirito della prosa oppure del romanzo per come lo si intende in senso “classico”.
L’Accademia CubeArt, infatti, si propone di individuare nuovi talenti nell’espressione artistica “tout court” inserendo tra le Arti anche i linguaggi contemporanei della Fotografia o della Musica. Il 2010 quindi sarà anch’esso un anno dedicato alla scoperta dei nuovi talenti prediligendo una strategia ed una filosofia d’azione tipica delle idee e del carattere vitale e passionale della sua Presidente, Antonella Saracino fortemente impegnata non solo nei ruoli già impegnativi di mamma ed imprenditrice ma anche nella sua veste di figura trainante in ambito locale e regionale, compiti altrettanto gravosi, visto che in Italia ancor oggi le Donne sembra debbano lavorare ed impegnarsi il doppio della componente maschile per ottenere il raggiungimento dei propri scopi. Ma non si tratta solo di azione a favore dell’Arte in ambito locale.
Accademia CubeArt, in realtà, studia e progetta forme di sinergie culturali in tutta l’area del Mediterraneo in prevalenza, perché essa risiede nella meravigliosa Sicilia ma anche perché intende rivolgersi con un canale preferenziale verso l’area mediterranea partendo dalle Colonne d’Ercole per finire al Medio Oriente, passando per il Nord Africa e cogliendo tutto intero il cuore d’Europa attraverso la rivelanza di Nazioni “latine quali l’Italia stessa, la Francia e la Spagna.
Ed è proprio questa vicinanza nel “segno” del Mediterraneo e della cultura latina che nel 2010 Claudia Costa, fotografa, dedica il suo più recente operato alla Spagna, con l’intento di descrivere e “raccontare” una Nazione iberica “altra” rispetto a quella raccontata dai fasti delle cronache giornalistiche internazionali oppure –al contrario- differente a prescindere da quella che ci viene mostrata negli ultimissimi tempi, carichi di descrizioni relative ad una Nazione improvvisamente in preda a difficiltà finanziarie e problemi di crisi economica. Nelle foto di Claudia Costa, infatti, si mostra la miseria del vivere quotidiano, l’aspetto più materialista e crudo del costo che viene pagato in tutto il Mondo, sull’altare del cosiddetto “benessere economico”.
Le foto di Claudia Costa ci mostrano quindi quella Spagna che avrebbe potuto essere e che già non-è-più. La Costa in effetti aveva già “sperimentato” la propria personale “cifra” da fotografa intensa, mediterranea, anche nel corso della realizzazione di servizi fotografici comparativi tra festività cattoliche siciliane e festività cristiano-cattoliche spagnole, con lo sguardo a metà strada tra l’incanto ed il rispetto verso il Passato, le Memorie e la grandiosità delle radici culturali del popolo spagnolo e la sua verità attuale, la sua condizione odierna ed altrettanto crudamente disvelata.
Le recentissime devastazioni del territorio mostrateci in modo drammatico in televisione da tempo, a proposito del messinese, dove la famiglia della Costa vive, creano un racconto esistenziale che si condensa nel crogiuolo del Mediterraneo tutto, senza più soluzione di continuità. Da questo punto di vista, il lavoro fotografico della Costa è non solo artistico “in sé” ma diventa interessante anche “per sé”, anche nei suoi risvolti di studio antropologico-culturale e sociologico.
L’Accademia CubeArt intende promuovere nel 2010 anche la “cifra artistica” di Gianluca Moretto, pittore, non solo giovane ma intrinsecamente pervaso di tratti di pittoricità mediterranea (più chiaramente vicina la sua espressione a certi retaggi italiani, in primis Modigliani e Guttuso) nel descrivere i panorami dei sentimenti e dei volti femminili. La corporeità dei ritratti femminili del Moretto, li rende vicini a quelle immagini che nell’antico passato portavano a definire le “donne” (dal latino “domina”) come l’elemento cardine sia della famiglia, sia della società tutta.
Ma vi è anche certa Pop Art più recente, persino il linguaggio fumettistico e della bozzettistica della Moda più affermata nel discorso pittorico di Gianluca Moretto, il che rende tutto intero il suo punto di vista nei confronti delle donne e della pittura più in generale, estremamente interessante sia per i risvolti potenziali nel suo recente futuro prossimo, con la grande curiosità ed attesa che questo comporta nei suoi confronti, sia l’attenzione verso quello che è già oggi.
Corre l’obbligo verso un plauso nei confronti dei componenti tutti della Associazione CubeArt e verso la sua Presidente Antonella Saracino nello specifico, per il loro spirito di “mecenati” dell’Arte, identificando in questa una prevalenza (giustificata e condivisa secondo chi scrive) nei giovani e nelle Donne di tutte le età.
Accademia CubeArt, Presidente Antonella Saracino
Articolo tratto da http://www.culturalnews.it/dettaglio.asp?id=16633
dei giovani e del Mediterraneo
L’Accademia CubeArt ha fin dalle sue origini alcuni scopi principali cui non ha mai voluto derogare finora: la valorizzazione dei giovani, delle donne, dei veri talenti. Tutto questo nel nome dell’Arte e dell’espressione artistica in generale, anche se altrettanto spesso ha dedicato spazio ed attenzione alla comunicazione ed al linguaggio dei media con tutto l’insieme delle questioni che caratterizzano quest’ambito specifico, pianificando ed attuando la presentazione di libri, di saggistica e non solo di prodotti editoriali che veicolassero intenti poetici o più vicini allo spirito della prosa oppure del romanzo per come lo si intende in senso “classico”.
L’Accademia CubeArt, infatti, si propone di individuare nuovi talenti nell’espressione artistica “tout court” inserendo tra le Arti anche i linguaggi contemporanei della Fotografia o della Musica. Il 2010 quindi sarà anch’esso un anno dedicato alla scoperta dei nuovi talenti prediligendo una strategia ed una filosofia d’azione tipica delle idee e del carattere vitale e passionale della sua Presidente, Antonella Saracino fortemente impegnata non solo nei ruoli già impegnativi di mamma ed imprenditrice ma anche nella sua veste di figura trainante in ambito locale e regionale, compiti altrettanto gravosi, visto che in Italia ancor oggi le Donne sembra debbano lavorare ed impegnarsi il doppio della componente maschile per ottenere il raggiungimento dei propri scopi. Ma non si tratta solo di azione a favore dell’Arte in ambito locale.
Accademia CubeArt, in realtà, studia e progetta forme di sinergie culturali in tutta l’area del Mediterraneo in prevalenza, perché essa risiede nella meravigliosa Sicilia ma anche perché intende rivolgersi con un canale preferenziale verso l’area mediterranea partendo dalle Colonne d’Ercole per finire al Medio Oriente, passando per il Nord Africa e cogliendo tutto intero il cuore d’Europa attraverso la rivelanza di Nazioni “latine quali l’Italia stessa, la Francia e la Spagna.
Ed è proprio questa vicinanza nel “segno” del Mediterraneo e della cultura latina che nel 2010 Claudia Costa, fotografa, dedica il suo più recente operato alla Spagna, con l’intento di descrivere e “raccontare” una Nazione iberica “altra” rispetto a quella raccontata dai fasti delle cronache giornalistiche internazionali oppure –al contrario- differente a prescindere da quella che ci viene mostrata negli ultimissimi tempi, carichi di descrizioni relative ad una Nazione improvvisamente in preda a difficiltà finanziarie e problemi di crisi economica. Nelle foto di Claudia Costa, infatti, si mostra la miseria del vivere quotidiano, l’aspetto più materialista e crudo del costo che viene pagato in tutto il Mondo, sull’altare del cosiddetto “benessere economico”.
Le foto di Claudia Costa ci mostrano quindi quella Spagna che avrebbe potuto essere e che già non-è-più. La Costa in effetti aveva già “sperimentato” la propria personale “cifra” da fotografa intensa, mediterranea, anche nel corso della realizzazione di servizi fotografici comparativi tra festività cattoliche siciliane e festività cristiano-cattoliche spagnole, con lo sguardo a metà strada tra l’incanto ed il rispetto verso il Passato, le Memorie e la grandiosità delle radici culturali del popolo spagnolo e la sua verità attuale, la sua condizione odierna ed altrettanto crudamente disvelata.
Le recentissime devastazioni del territorio mostrateci in modo drammatico in televisione da tempo, a proposito del messinese, dove la famiglia della Costa vive, creano un racconto esistenziale che si condensa nel crogiuolo del Mediterraneo tutto, senza più soluzione di continuità. Da questo punto di vista, il lavoro fotografico della Costa è non solo artistico “in sé” ma diventa interessante anche “per sé”, anche nei suoi risvolti di studio antropologico-culturale e sociologico.
L’Accademia CubeArt intende promuovere nel 2010 anche la “cifra artistica” di Gianluca Moretto, pittore, non solo giovane ma intrinsecamente pervaso di tratti di pittoricità mediterranea (più chiaramente vicina la sua espressione a certi retaggi italiani, in primis Modigliani e Guttuso) nel descrivere i panorami dei sentimenti e dei volti femminili. La corporeità dei ritratti femminili del Moretto, li rende vicini a quelle immagini che nell’antico passato portavano a definire le “donne” (dal latino “domina”) come l’elemento cardine sia della famiglia, sia della società tutta.
Ma vi è anche certa Pop Art più recente, persino il linguaggio fumettistico e della bozzettistica della Moda più affermata nel discorso pittorico di Gianluca Moretto, il che rende tutto intero il suo punto di vista nei confronti delle donne e della pittura più in generale, estremamente interessante sia per i risvolti potenziali nel suo recente futuro prossimo, con la grande curiosità ed attesa che questo comporta nei suoi confronti, sia l’attenzione verso quello che è già oggi.
Corre l’obbligo verso un plauso nei confronti dei componenti tutti della Associazione CubeArt e verso la sua Presidente Antonella Saracino nello specifico, per il loro spirito di “mecenati” dell’Arte, identificando in questa una prevalenza (giustificata e condivisa secondo chi scrive) nei giovani e nelle Donne di tutte le età.
Accademia CubeArt, Presidente Antonella Saracino
Articolo tratto da http://www.culturalnews.it/dettaglio.asp?id=16633
LA DONNA E L'ARTE
Buon giorno a tutti e buona festa delle donne,
L’accademia cube art di cui sono presidente nasce da un idea tutta femminile.
L’Accademia CubeArt ha fin dalle sue origini alcuni scopi principali cui non ha mai voluto derogare finora: la valorizzazione dei giovani, delle donne, dei veri talenti.
Nel corso degli anni le donne sono sempre state muse ispiratrici , la donna è stata vista come sinonimo di perfezione, di femminilità, di fertilità in realtà rappresentava la vita, i più grandi artisti hanno ritratto le donne.
Simone de Beauvoir dice che "Il secondo sesso" afferma che conoscere se stessa, per una donna è una prassi difficile, visto che tutte le identità proposte dalle culture passate sono alienanti, mortificanti, atte a registrare uno stato di minoranza sociale e culturale.
Solo a partire dal Novecento che "il diritto all'arte" viene esercitato in modo paritario, risultato di un cammino lungo e lentissimo per secoli, divenuto invece rapido, deciso e sicuro negli ultimi decenni.
La divisione dei ruoli propriamente sessista si è esaurita a partire dal XX secolo: Camille Claudel e Frida Kahlo sono delle importanti precorritrici, non furono solo muse di grandi artisti, ma furono in grado loro stesse di dar vita a capolavori. Nell’arte contemporanea esistono molteplici ruoli per le donne.
La divisione classica per cui la donna rappresenta la musa dell’artista maschio permane ma si è andato oltre questo.
solo Oggi le donne non vogliono essere solo modelle vogliono essere artiste , vogliono avere un carattere paritario, dall’essere solo oggetto di rappresentazione sono diventate sempre più protagoniste delle rappresentazioni.
Infatti oggi esistono numerose operatrici altamente qualificate nel ruolo creativo e direttivo per ogni settore dell'attività artistica, e non solo.
Vorremmo arrivare ad un punto in cui si parla solo di artisti senza stereotipare l’arte fatta dagli uomini e l’arte fatta dalle donne. L’arte punto.
Discorso della Presidente Antonella Saracino durante Donne e Arte a Roccavalidina
Buon giorno a tutti e buona festa delle donne,
L’accademia cube art di cui sono presidente nasce da un idea tutta femminile.
L’Accademia CubeArt ha fin dalle sue origini alcuni scopi principali cui non ha mai voluto derogare finora: la valorizzazione dei giovani, delle donne, dei veri talenti.
Nel corso degli anni le donne sono sempre state muse ispiratrici , la donna è stata vista come sinonimo di perfezione, di femminilità, di fertilità in realtà rappresentava la vita, i più grandi artisti hanno ritratto le donne.
Simone de Beauvoir dice che "Il secondo sesso" afferma che conoscere se stessa, per una donna è una prassi difficile, visto che tutte le identità proposte dalle culture passate sono alienanti, mortificanti, atte a registrare uno stato di minoranza sociale e culturale.
Solo a partire dal Novecento che "il diritto all'arte" viene esercitato in modo paritario, risultato di un cammino lungo e lentissimo per secoli, divenuto invece rapido, deciso e sicuro negli ultimi decenni.
La divisione dei ruoli propriamente sessista si è esaurita a partire dal XX secolo: Camille Claudel e Frida Kahlo sono delle importanti precorritrici, non furono solo muse di grandi artisti, ma furono in grado loro stesse di dar vita a capolavori. Nell’arte contemporanea esistono molteplici ruoli per le donne.
La divisione classica per cui la donna rappresenta la musa dell’artista maschio permane ma si è andato oltre questo.
solo Oggi le donne non vogliono essere solo modelle vogliono essere artiste , vogliono avere un carattere paritario, dall’essere solo oggetto di rappresentazione sono diventate sempre più protagoniste delle rappresentazioni.
Infatti oggi esistono numerose operatrici altamente qualificate nel ruolo creativo e direttivo per ogni settore dell'attività artistica, e non solo.
Vorremmo arrivare ad un punto in cui si parla solo di artisti senza stereotipare l’arte fatta dagli uomini e l’arte fatta dalle donne. L’arte punto.
Discorso della Presidente Antonella Saracino durante Donne e Arte a Roccavalidina
INTEGRAZIONE E MULTIETNICITA’:
LE PROSPETTIVE PER UN FUTURO MIGLIORE
Francesco Tortora ( responsabile esteri)
Viviamo tempi alquanto complessi sul tema dell’integrazione culturale e multiculturale in Italia, non solo a causa di recenti fatti di cronaca o per l’inasprimento di alcune leggi che dovrebbero regolamentare un settore così complesso come quello dell’accoglienza dei popoli che si affacciano sul proscenio italiano, sia che essi provengano dall’area del Bacino del Mediterraneo sia che essi provengano da altre zone del Mondo.
Vi sono motivazioni profonde cioé che travalicano i fattori storici contingenti e che invece affondano le radici in un antico passato psicologico e storico individuale collettivo.
Eppure bisognerebbe imparare a scorgere i fattori positivi legati alla confusione dei gameti culturali prima ancora che genetici.
Nella fusione delle culture c’è sempre stata la ricchezza del Pianeta, nella divisione tra i popoli e nella sopraffazione di uno sull’altro vi è il germe, invece, delle sofferenze di questo Pianeta.
Esaminiamone alcuni aspetti. "Intercultura" dovrebbe voler dire rapporto tra due o più culture che comporta l'arricchimento reciproco. Ma un arricchimento reciproco di valori, usi, costumi, tradizioni implica la possibilità e anzi la necessità di una reciproca modificazione.
Si è quel che si è, ma quando si viene a contatto con qualcuno diverso da noi, si diventa quel che si diventa.
Oggi tuttavia quando noi parliamo di "intercultura" dobbiamo per forza intenderla come frutto di una situazione economica basata su rapporti iniqui tra Stati forti e Stati deboli o, se si preferisce, tra "sviluppo" (capitalistico) e "sottosviluppo"
(coloniale o neocoloniale, intendendo con questo termine una dipendenza
soprattutto di tipo economico).
Sono più le cosiddette "culture altre" (cioè non occidentali, non capitalistiche) a integrarsi con noi, che non noi con loro.
Le "culture altre" vengono da noi come "perdenti", come già sconfitte dal confronto culturale (che prima di essere "culturale" è economico, tecnologico, militare).
Scrive sul tema Laura Zanfrini (impresa-stato.mi): “La società multietnica è un sistema sociale in cui convivono soggetti con identità etniche diverse:
con ciò si intende l'appartenenza consapevole a un gruppo che condivide uno spazio geografico di provenienza, una comune discendenza, una cultura condivisa, siano essi reali o socialmente costruiti. Il principale, ma non unico,
fattore di genesi della società multietnica è costituito dal fenomeno delle migrazioni internazionali.
Immediatamente connesso con questo tipo di sistema sociale è il problema della regolazione della convivenza tra minoranze e maggioranza, o tra immigrati e società d'accoglienza, che costituisce un tema ampiamente frequentato dagli scienziati sociali; ciò nonostante, l'analisi della letteratura porta a sottolineare l'insufficiente sistematizzazione della materia e, in particolare,
la mancanza di un vocabolario condiviso nell'ambito della comunità scientifica.
In termini generali si può dire che i vari concetti coniati per descrivere i rapporti tra stranieri e società ospite hanno una natura processuale e possono essere sommariamente distinti in processi integrativi e disintegrativi, a seconda che focalizzino la dimensione dell'inclusione degli immigrati oppure quella della loro esclusione e del potenziale conflitto tra gruppi etnici diversi.
In una ricerca condotta dall’Istituto di ricerche di Nicola Piepoli derivano numerose sorprese in tal senso.
Riporta il Corriere della Sera: È la donna il vero motore dell'integrazione, il punto di forza su cui fare leva per il successo di politiche che superino disagi, difficoltà, paure e rischio di reazioni razziste.
Le donne immigrate sono infatti il principale «agente» di inserimento dei loro gruppi etnici nel nostro Paese,
«poiché svolgono una funzione di confronto e di stimolo sia nei confronti della propria comunità che della nostra, quella ospitante».
Il fenomeno riguarda indistintamente tutte le nazionalità, sia quelle che provengono dal Mediterraneo meridionale sia quelle che provengono dal Mediterraneo orientale e qualunque sia la religione professata (mussulmana, cattolica o altra confessione cristiana, come quella ortodossa).
Insomma, la differenza di genere (maschio/femmina) — ossia la distinzione tra le posizioni di uomini e di donne rispetto agli stessi problemi --
sembra una variabile così importante ai fini della riuscita dell'integrazione, da superare tutte le altre.
Scrive il farodellavita.com: Per descrivere le forme elementari del razzismo e analizzare i fenomeni di intolleranza che si manifestano all'interno di una società multietnica occorre prendere in esame le caratteristiche fondamentali di questi comportamenti sociali e considerare, in primo luogo, con quali logiche e a quali livelli il razzismo si manifesti. Innanzitutto è bene distinguere tra due logiche diverse mediante le quali si determina la discriminazione razziale, la prima, che possiamo denominare logica differenzialista, tende ad affermare la dominazione e la purezza di una razza superiore sulle altre, rendendo impossibile ogni convivenza e portando a manifestazioni di segregazione, epurazione o addirittura sterminio; la seconda, chiamata logica inegualitaria, postula invece l'esistenza di più razze, in relazione alle diverse culture, da organizzare in gerarchie e porta a casi di sfruttamento e discriminazione.
Livelli di razzismo: questo ci conduce ad analizzare i livelli del razzismo e della violenza ad esso collegata: In alcune esperienze storiche, per esempio, il razzismo è stato debole e sarebbe più esatto parlare di xenofobia, in altre è stato così forte da travolgere addirittura tutte le strutture sociali e politiche. Schematicamente possiamo indicare quattro livelli d'intensità: in primo luogo l'infrarazzismo, fenomeno minore e apparentemente disarticolato; in seguito il razzismo frammentato, più netto e dichiarato, del quale è possibile valutare l'estensione; al terzo livello il razzismo politico, che si manifesta quando il razzismo diventa programma di un partito politico e si traduce nelle sue manifestazioni di intolleranza; infine il razzismo totale, che compare quando lo Stato stesso è promotore della politica razzista di massa e fa in modo di giustificare legalmente e giuridicamente questa posizione.
E' significativo osservare come proprio il carattere politico del razzismo rappresenti il punto di svolta nella storia di questo fenomeno sociale. Il pregiudizio: per comprendere le forme dell'intolleranza un altro importante elemento da analizzare è il pregiudizio. Spesso esso nasce collegato al dominio o al privilegio di un gruppo etnico su un altro, e serve per razionalizzare o giustificare questo dominio per mezzo di fittizie caratteristiche inferiorizzanti assegnate al gruppo sottoposto.
D'altra parte il pregiudizio può anche comparire come risposta a una condizione di crisi, e a un senso di pericolo provocato dal contatto con altre etnie. In questi casi esso serve a ristabilire le distanze fra il proprio e un altro gruppo di persone annullando il pericolo di entrare in concorrenza con quello. In ogni caso nemiche del pregiudizio sono consapevolezza e cultura, il cui sviluppo determina la diminuzione del pregiudizio stesso”.
Prendere coscienza di tutti questi aspetti non significa risolverli tout court. Allo stesso tempo, però, rappresentano tasselli importantissimi per la risoluzione degli eventi sociali, antropologici, sociologici e culturali negativi e che conducano all’odio tra i popoli ed alla divisione. L’integrazione multietnica, insomma, è anche il viatico migliore per un mondo colorato, più ricco e più solidaristico.
LE PROSPETTIVE PER UN FUTURO MIGLIORE
Francesco Tortora ( responsabile esteri)
Viviamo tempi alquanto complessi sul tema dell’integrazione culturale e multiculturale in Italia, non solo a causa di recenti fatti di cronaca o per l’inasprimento di alcune leggi che dovrebbero regolamentare un settore così complesso come quello dell’accoglienza dei popoli che si affacciano sul proscenio italiano, sia che essi provengano dall’area del Bacino del Mediterraneo sia che essi provengano da altre zone del Mondo.
Vi sono motivazioni profonde cioé che travalicano i fattori storici contingenti e che invece affondano le radici in un antico passato psicologico e storico individuale collettivo.
Eppure bisognerebbe imparare a scorgere i fattori positivi legati alla confusione dei gameti culturali prima ancora che genetici.
Nella fusione delle culture c’è sempre stata la ricchezza del Pianeta, nella divisione tra i popoli e nella sopraffazione di uno sull’altro vi è il germe, invece, delle sofferenze di questo Pianeta.
Esaminiamone alcuni aspetti. "Intercultura" dovrebbe voler dire rapporto tra due o più culture che comporta l'arricchimento reciproco. Ma un arricchimento reciproco di valori, usi, costumi, tradizioni implica la possibilità e anzi la necessità di una reciproca modificazione.
Si è quel che si è, ma quando si viene a contatto con qualcuno diverso da noi, si diventa quel che si diventa.
Oggi tuttavia quando noi parliamo di "intercultura" dobbiamo per forza intenderla come frutto di una situazione economica basata su rapporti iniqui tra Stati forti e Stati deboli o, se si preferisce, tra "sviluppo" (capitalistico) e "sottosviluppo"
(coloniale o neocoloniale, intendendo con questo termine una dipendenza
soprattutto di tipo economico).
Sono più le cosiddette "culture altre" (cioè non occidentali, non capitalistiche) a integrarsi con noi, che non noi con loro.
Le "culture altre" vengono da noi come "perdenti", come già sconfitte dal confronto culturale (che prima di essere "culturale" è economico, tecnologico, militare).
Scrive sul tema Laura Zanfrini (impresa-stato.mi): “La società multietnica è un sistema sociale in cui convivono soggetti con identità etniche diverse:
con ciò si intende l'appartenenza consapevole a un gruppo che condivide uno spazio geografico di provenienza, una comune discendenza, una cultura condivisa, siano essi reali o socialmente costruiti. Il principale, ma non unico,
fattore di genesi della società multietnica è costituito dal fenomeno delle migrazioni internazionali.
Immediatamente connesso con questo tipo di sistema sociale è il problema della regolazione della convivenza tra minoranze e maggioranza, o tra immigrati e società d'accoglienza, che costituisce un tema ampiamente frequentato dagli scienziati sociali; ciò nonostante, l'analisi della letteratura porta a sottolineare l'insufficiente sistematizzazione della materia e, in particolare,
la mancanza di un vocabolario condiviso nell'ambito della comunità scientifica.
In termini generali si può dire che i vari concetti coniati per descrivere i rapporti tra stranieri e società ospite hanno una natura processuale e possono essere sommariamente distinti in processi integrativi e disintegrativi, a seconda che focalizzino la dimensione dell'inclusione degli immigrati oppure quella della loro esclusione e del potenziale conflitto tra gruppi etnici diversi.
In una ricerca condotta dall’Istituto di ricerche di Nicola Piepoli derivano numerose sorprese in tal senso.
Riporta il Corriere della Sera: È la donna il vero motore dell'integrazione, il punto di forza su cui fare leva per il successo di politiche che superino disagi, difficoltà, paure e rischio di reazioni razziste.
Le donne immigrate sono infatti il principale «agente» di inserimento dei loro gruppi etnici nel nostro Paese,
«poiché svolgono una funzione di confronto e di stimolo sia nei confronti della propria comunità che della nostra, quella ospitante».
Il fenomeno riguarda indistintamente tutte le nazionalità, sia quelle che provengono dal Mediterraneo meridionale sia quelle che provengono dal Mediterraneo orientale e qualunque sia la religione professata (mussulmana, cattolica o altra confessione cristiana, come quella ortodossa).
Insomma, la differenza di genere (maschio/femmina) — ossia la distinzione tra le posizioni di uomini e di donne rispetto agli stessi problemi --
sembra una variabile così importante ai fini della riuscita dell'integrazione, da superare tutte le altre.
Scrive il farodellavita.com: Per descrivere le forme elementari del razzismo e analizzare i fenomeni di intolleranza che si manifestano all'interno di una società multietnica occorre prendere in esame le caratteristiche fondamentali di questi comportamenti sociali e considerare, in primo luogo, con quali logiche e a quali livelli il razzismo si manifesti. Innanzitutto è bene distinguere tra due logiche diverse mediante le quali si determina la discriminazione razziale, la prima, che possiamo denominare logica differenzialista, tende ad affermare la dominazione e la purezza di una razza superiore sulle altre, rendendo impossibile ogni convivenza e portando a manifestazioni di segregazione, epurazione o addirittura sterminio; la seconda, chiamata logica inegualitaria, postula invece l'esistenza di più razze, in relazione alle diverse culture, da organizzare in gerarchie e porta a casi di sfruttamento e discriminazione.
Livelli di razzismo: questo ci conduce ad analizzare i livelli del razzismo e della violenza ad esso collegata: In alcune esperienze storiche, per esempio, il razzismo è stato debole e sarebbe più esatto parlare di xenofobia, in altre è stato così forte da travolgere addirittura tutte le strutture sociali e politiche. Schematicamente possiamo indicare quattro livelli d'intensità: in primo luogo l'infrarazzismo, fenomeno minore e apparentemente disarticolato; in seguito il razzismo frammentato, più netto e dichiarato, del quale è possibile valutare l'estensione; al terzo livello il razzismo politico, che si manifesta quando il razzismo diventa programma di un partito politico e si traduce nelle sue manifestazioni di intolleranza; infine il razzismo totale, che compare quando lo Stato stesso è promotore della politica razzista di massa e fa in modo di giustificare legalmente e giuridicamente questa posizione.
E' significativo osservare come proprio il carattere politico del razzismo rappresenti il punto di svolta nella storia di questo fenomeno sociale. Il pregiudizio: per comprendere le forme dell'intolleranza un altro importante elemento da analizzare è il pregiudizio. Spesso esso nasce collegato al dominio o al privilegio di un gruppo etnico su un altro, e serve per razionalizzare o giustificare questo dominio per mezzo di fittizie caratteristiche inferiorizzanti assegnate al gruppo sottoposto.
D'altra parte il pregiudizio può anche comparire come risposta a una condizione di crisi, e a un senso di pericolo provocato dal contatto con altre etnie. In questi casi esso serve a ristabilire le distanze fra il proprio e un altro gruppo di persone annullando il pericolo di entrare in concorrenza con quello. In ogni caso nemiche del pregiudizio sono consapevolezza e cultura, il cui sviluppo determina la diminuzione del pregiudizio stesso”.
Prendere coscienza di tutti questi aspetti non significa risolverli tout court. Allo stesso tempo, però, rappresentano tasselli importantissimi per la risoluzione degli eventi sociali, antropologici, sociologici e culturali negativi e che conducano all’odio tra i popoli ed alla divisione. L’integrazione multietnica, insomma, è anche il viatico migliore per un mondo colorato, più ricco e più solidaristico.